lunedì 3 marzo 2014

Mai una giusta


Foto Livio Biloslavo


Sono quella che non ne combina mai una giusta. Non solo perché la manica mi rimane impigliata nelle maniglie, obbligandomi a sperimentare la vita di una molla, o perché riesco a cadere dalle ciabatte (e non tacco 12, bensì pianelle). Ma anche perché cerco di dire la cosa giusta, e zac ecco che dico quella sbagliata. Voglio buttarla sul ridere, ed ecco che vedo lo sguardo del mio interlocutore smarrirsi e rabbuiarsi. E poi,accidenti ero proprio convinta della scelta di quel vestito. E non voglio infierire su di me parlando di scelte ben più importanti e per niente effimere delle quali ero proprio, ma proprio convinta. Come si usa dire, al mille per cento.
Sono le mie giornate “no”. Giornate in senso lato, perché a volte durano, come per definizione dovrebbe essere, 24 ore, ma talvolta assumono durata settimanale se non mensile. Con scadenze simili a quelle di un abbonamento. Un abbonamento che, anche se non mi offre nessun buono omaggio, rinnovo spesso. Di fatto ho la fidelity card. Scelta non volontaria ma che capita. Ecco “scelta” e “non-volontaria”. Ritorno a quella parola che presuppone una riflessione e quindi una decisione (scelta) e poi a quell’espressione “non-volontaria”, che sottintende che io non c’entro. Ed è solo così, mentre scrivo bene in grande su un foglio“scelta” e “non-volontaria”, che mi accorgo della contraddizione dei termini, o, per dirla in gergo letterario, divento consapevole dell’ossimoro. La scelta l’ho fatta io e di non-volontario c’è ben poco. Attenzione non sto colpevolizzandomi, o forse sì, un pochino. Diciamo che sto solo cercando di trovare una via di uscita. Una volta un mio amico, molto saggio, mi disse: “I brutti pensieri? Basta non coltivarli”. Giusto, così non fioriscono, anche se è spiacevole connettere i fiori ad alcunché di negativo. Ma penso che in questa semplice affermazione ci sia una saggezza notevole. Quando la giornata vira verso il grigio, per poi perfezionarsi nel nero, dovrei cercare di fare una scelta diversa: gettare via i fiori del male e cogliere quelli dai colori più accattivanti. Oh che belle parole! Ci provo ma non ci riesco. Accidenti e pensare che mi impegno. Allora ecco: chiudo gli occhi per un istante, faccio un bel respiro. E, in quell’attimo di sospensione che mi allontana dallo spazio e dal tempo, ritrovo un briciolo di quiete e penso: passerà, è una giorno/periodo come tanti e non sarà l’ultimo, ma passerà. E andrà meglio. Così accettando, alla fine mi rilasso e riesco a schivare qualche maniglia, camminando dritta e fiera sulle mie pianelle.


Tiziana Benedetti