lunedì 23 giugno 2014

Mario e Democrito

Foto Livio Biloslavo


Mario ha compiuto 82 anni il 4 marzo. Ci manda una e-mail, ma sono certa che a breve leggeremo anche i suoi post, nella quale osserva che Vi sono molti esempi in cui la vecchiaia ha dato i suoi frutti:




Democrito,fondatore dell'atomistica ,visse oltre 100 anni, Sofocle a 80 anni compose l'Edipo, a 100 anni Varrone scriveva ancora, Michelangelo a 90 anni presentò il modello della basilica di San Pietro, Tiziano a 99 anni dipingeva ancora, Verdi a 74 scrisse l'Otello e a 80 anni il Falstaff,

Victor Hugo a 80 anni era giovane di cuore e di spirito, Manzoni idem, Edison a 90 creava ancora, ed altro ancora.



Egli osserva ancora che l'uomo interiore invece di invecchiare, si rinnova di giorno in giorno ed è questa la sua speranza … anche se "la vecchiaia è triste non perché cessano le gioie, ma perché finiscono le speranze".

Detto questo aggiunge e conclude con un aforisma di vecchia data:

“rispetta il vegliardo: ha molto sofferto e rispetta il bambino: soffrirà molto!




Grazie Mario per le tue perle

venerdì 9 maggio 2014

Wind blows in your hair

Foto Livio Biloslavo


Wind blows in your hair,

snow shines your invisible tears,

I see your smile through the heart,

I am nature’s and have no more fears.


Annabel

lunedì 5 maggio 2014

A prescindere dalla data di nascita

Foto Livio Biloslavo
Posso dare uno spunto? Un consiglio per un libro da leggere? “E poi Paulette...” di Barbara Constantine. Chissà come uno sceglie i libri. Io continuo a dire che a me i libri chiamano. Entro in libreria e lascio che un leggero pizzicore mi spinga a scegliere di sfogliare un libro piuttosto che un altro. Va bè, ma questo non è importante . Fatto sta che questo strano pizzico l’ho provato quando ho visto un libro dalla copertina lilla pastello e col disegno di quattro persone sedute su una panchina, viste di schiena. Apro. Inizio a leggere. Mi ci perdo. Attenzione non parliamo di un’opera di grande letteratura, ma senz’altro di un’opera che fa bene e che porta entusiasmo. Verso la vita. A tutte le età. Quando sembra che ormai quello che si doveva fare lo si è fatto, quando ci si prepara, un po’ annoiati, ad aspettare che il sipario cali, ecco proprio in quel momento tutto può cambiare. Basta rompere uno schema. Un anziano rimasto vedovo, un po’ burbero e poco affettuoso col figlio, per pura casualità varca la soglia di casa della sua vicina, alla quale non aveva mai prestato attenzione. Sono i suoi nipoti, i piccoli Lulù, che provocano l’eco di un’idea maturata in lui in modo confuso. Apre la porta della sua casa grande e vuota alla sua dirimpettaia. E poi fatta la prima, si può anche fare la seconda e la terza e... È la storia di signori in età che scoprono nuovamente un senso e che divenendo solidali tra loro si riaprono al mondo, trasformandosi in punto di riferimento anche per le generazioni più giovani. Alla fine vecchi e giovani dimorano sotto lo stesso tetto, condividendo il bisogno profondo di solidarietà. E nell’aiuto reciproco scoprono, o riscoprono, i propri talenti. Quelli sotterrati e che possono venire alla luce solo nella relazione. Di fatto l’apertura al confronto con l’altro si conferma la grande occasione per crescere e assaporare la vita. A prescindere dalla data di nascita.

martedì 15 aprile 2014

Come un bimbo in un negozio di giocattoli

Foto Livio Biloslavo
Mario, 82 anni internauta e nostro fan, ricorda che quando era giovane i vecchi erano tristi ed annoiati . Ora invece, una persona anziana può accedere ad un sacco di cose ed esperienze, come un bimbo in un negozio di giocattoli, richiama l’attenzione sulle novità del digitale, sugli sviluppi dell’informatica, sulla tecnologia, sulle nuove frontiere della medicina. Aggiunge poi, che è bellissimo assistere a tutti i veloci cambiamenti dei nostri tempi e sarebbe proprio un peccato andarsene adesso.

Sono certa caro Mario che tutte le esperienze che fai concorreranno nel tenerti ancorato alla vita ancora a lungo. Buona vita dunque.

martedì 8 aprile 2014

Amiche che vanno

Foto Livio Biloslavo
Amiche. Amiche per sempre. Con tanto di acronimo anglosassone: Bff, Best Friend Forever. Così mi insegna mia figlia. Tutti alla ricerca della persona speciale che non ci tradisca mai, che sappia con caparbietà secretare i nostri segreti. Tutti dall’infanzia in su. Più o meno. C’è chi è fortunato, conosco chi ha incontrato la sua Bf (Best Friend, ndr per chi non ha figli adolescenti) all’asilo e l’ha ritrovata alle medie, e oggi, dopo un percorso di laurea condiviso, due matrimoni  e tre figli, si sentono amiche più che mai. Va bè succede. C’è invece chi ha subito l’atroce tradimento: un segreto rivelato, un commento acido fatto con altre, un non soccorso in un momento di emergenza. Oppure, forse anche più drammatico, semplicemente la sparizione. Il silenzio. Il niente. E almeno per ciò che è dato sapere, senza un motivo conclamato. Il silenzio allora si fa vuoto e l’assenza dell’amica quotidiana diviene forma di lutto. Perché non c’è più chi divideva con te la scelta del detersivo, la confidenza sul litigio col marito, l’indicazione sul parrucchiere, e il conforto per il genitore malato. Ecco semplicemente non c’è più. E non è che sostituire l’amica sia una cosa facile quanto andare all’ufficio reclami del negozio con tanto di garanzia per avere un nuovo prodotto. Non ce n’è un’altra così. Allora ti rendi conto che adesso te la devi cavare da sola. Almeno per un po’. La sensazione è quella di perdita dell’equilibrio. Come se la tua gamba destra ogni tanto ti mancasse e tu dovessi appoggiarti da qualche parte per non cadere. Ma l’appoggio non è più una persona: è un parete, una sedia , insomma una cosa. Niente più cocktail a base di lacrime e sorrisi per tirarti su. Ma in tutta questa solitudine c’è un pensiero che ci può fare compagnia e che è bene tenere vivo dentro di noi: il ricordo dei momenti passati insieme, dell’affetto reciprocamente scambiato. Perché questo è il tesoro inalienabile che ci lascia un amico. Evidentemente quell’amica ha fatto solo un pezzo di strada con noi, e la meta del suo pellegrinaggio era diversa dalla nostra. Ecco che il dolore si trasforma in una sorta di serenità. Non perdi più l’equilibrio. E mentre stai già riprendendo il tuo cammino, ti volti indietro e vedi una figura ormai all’orizzonte. Con un gesto della mano saluti e sussurri: è stato bello camminare con te fino a quel bivio!

lunedì 17 marzo 2014

Dedicato

Foto Livio Biloslavo

Navigando abbiamo trovato questo testo. Ci piace l'idea di condividerlo e di confrontarci.
O di confortarci?

      Un difetto nelle donne...... 
      Le donne hanno forze che sorprendono gli uomini........ 
      sopportano fatiche e portano fardelli, 
      ma comprendono la felicità, l'amore e la gioia. 
      Sorridono quando vogliono urlare. 
      Cantano quando vogliono piangere. 
      Piangono quando sono felici, 
      e ridono quando sono nervose. 
      Combattono per quello in cui credono... 
      si ribellano all'ingiustizia. 
      Non accettano un "no" come risposta 
      quando credono che ci sia una soluzione migliore. 
      Rinunciano per far avere di più alla famiglia. 
      Vanno dal dottore con un'amica spaventata. 
      Amano incondizionatamente. 
      Piangono quando i loro figli vincono 
      e festeggiano quando i loro amici ricevono premi. 
      Sono felici quando sentono parlare 
      di una nascita o di un matrimonio. 
      I loro cuori si spezzano quando muore un amico. 
      Stanno in lutto per la perdita di un membro della famiglia 
      ma sono forti quando pensano che non sia rimasta più forza. 
      Sanno che un abbraccio ed un bacio 
      possono curare un cuore spezzato. 
      Di donne ce ne sono di tutte le forme, misure e colori. 
      Guideranno, voleranno, cammineranno, correranno 
      o ti invieranno e-mail per mostrarti quanto tengano a te. 
      Il cuore di una donna è ciò che continua a far girare il mondo. 
      Portano gioia, speranza e amore. 
      Hanno compassione ed idee. 
      Danno supporto morale alla famiglia e agli amici. 
      Le donne hanno cose vitali da dire 
      e tutto da dare. 
      Comunque, se c'è un difetto nelle donne 
      è che si dimenticano del loro valore. 

Maturità. E poi?

Foto di Livio Biloslavo

Considerandolo quanto mai attuale ripropongo l’interrogativo posto da Giacomo che apprestandosi a sostenere la maturità non riesce a intravedere un futuro. Nella sua e-mail egli si chiede cosa gli riserverà la vita considerando che la società è allo sbando e non si trova lavoro. Conclude chiedendosi che mondo abbiamo lasciato noi adulti alla sua generazione.
(per gentile concessione mensile d’informazione Help, tratto dalla rubrica di corrispondenza con i lettori “lavori in corso … parliamone” a cura di Laura Berenini).

“Come una nave che è perduta in mare senza la bussola, così l’uomo che non ha la percezione della mèta è perduto in questo mondo di confusione. Come il capitano di una nave ne stabilisce la destinazione e mediante la bussola sa dirigerne la rotta attraverso acque oscure, così l’uomo che conosce la propria meta può dirigere la sua vita con la bussola della comprensione. Perché l’individuo che non conosce il suo scopo, si trova in istato di incertezza e caos, perché l’individuo che non ha risolto il proprio problema, il problema del mondo non è stato risolto…se l’individuo è infelice, scontento e insoddisfatto allora intorno a lui il mondo è immerso nel dolore, nello scontento, nell’ignoranza. Se l’individuo non ha trovato la propria meta il mondo non troverà la sua meta. Non potete separare l’individuo dal mondo… se il problema individuale può essere risolto colla comprensione così può esserlo anche il problema del mondo. Prima di poter comunicare la comprensione agli altri, dovete aver compreso per vostro conto e quando la verità sarà stabilita nel vostro cuore e nella vostra mente, vi dimorerà per sempre”.
Indovinate quando è stato scritto questo testo? L’ho tratto dal saggio “Vita in Libertà” di J. Krishnamurti nel 1928. Anche allora si parlava di incertezza e di caos …

Essere adulti significa metterci la propria parte di responsabilità in ciò che si fa e fare il possibile per dare il proprio contributo. Provare gratitudine per chi è venuto prima di noi e fare la fatica di cambiare ciò che crediamo inefficace, questo potrebbe essere un primo passo verso la costruzione dei tuoi progetti caro Giacomo. Dunque mettiti alla prova e anche se a fatica, inizia anche tu a costruire il tuo piccolo pezzo di mondo come tanti di noi, ognuno come può con le risorse che ha e con tanta buona volontà, senza mai perdere la fiducia.
Ricordati che gli esami nella vita non finiscono mai, accumula più risorse possibili che nel futuro ti permetteranno di scegliere.

Questa è solo la mia idea: forse in rete qualche internauta desidera passarti qualche altra risorsa ?


lunedì 3 marzo 2014

Mai una giusta


Foto Livio Biloslavo


Sono quella che non ne combina mai una giusta. Non solo perché la manica mi rimane impigliata nelle maniglie, obbligandomi a sperimentare la vita di una molla, o perché riesco a cadere dalle ciabatte (e non tacco 12, bensì pianelle). Ma anche perché cerco di dire la cosa giusta, e zac ecco che dico quella sbagliata. Voglio buttarla sul ridere, ed ecco che vedo lo sguardo del mio interlocutore smarrirsi e rabbuiarsi. E poi,accidenti ero proprio convinta della scelta di quel vestito. E non voglio infierire su di me parlando di scelte ben più importanti e per niente effimere delle quali ero proprio, ma proprio convinta. Come si usa dire, al mille per cento.
Sono le mie giornate “no”. Giornate in senso lato, perché a volte durano, come per definizione dovrebbe essere, 24 ore, ma talvolta assumono durata settimanale se non mensile. Con scadenze simili a quelle di un abbonamento. Un abbonamento che, anche se non mi offre nessun buono omaggio, rinnovo spesso. Di fatto ho la fidelity card. Scelta non volontaria ma che capita. Ecco “scelta” e “non-volontaria”. Ritorno a quella parola che presuppone una riflessione e quindi una decisione (scelta) e poi a quell’espressione “non-volontaria”, che sottintende che io non c’entro. Ed è solo così, mentre scrivo bene in grande su un foglio“scelta” e “non-volontaria”, che mi accorgo della contraddizione dei termini, o, per dirla in gergo letterario, divento consapevole dell’ossimoro. La scelta l’ho fatta io e di non-volontario c’è ben poco. Attenzione non sto colpevolizzandomi, o forse sì, un pochino. Diciamo che sto solo cercando di trovare una via di uscita. Una volta un mio amico, molto saggio, mi disse: “I brutti pensieri? Basta non coltivarli”. Giusto, così non fioriscono, anche se è spiacevole connettere i fiori ad alcunché di negativo. Ma penso che in questa semplice affermazione ci sia una saggezza notevole. Quando la giornata vira verso il grigio, per poi perfezionarsi nel nero, dovrei cercare di fare una scelta diversa: gettare via i fiori del male e cogliere quelli dai colori più accattivanti. Oh che belle parole! Ci provo ma non ci riesco. Accidenti e pensare che mi impegno. Allora ecco: chiudo gli occhi per un istante, faccio un bel respiro. E, in quell’attimo di sospensione che mi allontana dallo spazio e dal tempo, ritrovo un briciolo di quiete e penso: passerà, è una giorno/periodo come tanti e non sarà l’ultimo, ma passerà. E andrà meglio. Così accettando, alla fine mi rilasso e riesco a schivare qualche maniglia, camminando dritta e fiera sulle mie pianelle.


Tiziana Benedetti


giovedì 6 febbraio 2014

I racconti che valgono


Foto Livio Biloslavo

Ho avuto la fortuna di avere la nonna fino ai 37 anni. Una nonna speciale. Quando è volata via aveva 95 anni, ma era presente, fino all’ultimo. Autonoma e indipendente. Non aveva nemmeno i capelli d’argento. La sua data di nascita, il 1907, sapeva di antico. Dovevano ancora scoppiare due guerre mondiali. Nonna Antonietta raccontava gli eventi che erano rimasti incisi nel suo cuore, quelli in cui aveva provato le emozioni più forti. Dolori e soddisfazioni. Raccontava anche la sua quotidianità, quella della sua infanzia e quella della sua giovinezza. Un every-day-life così lontano dal nostro, così vicino nei suoi pensieri. Ripeteva i suoi racconti, ma il ritornare a quelle narrazioni, magari con le stesse parole, alla fine era rito. E il rito proprio perché ripetuto rappresenta una ricchezza e un’occasione. Già perché il risuonare delle parole diventa per l’ascoltatore, a pensarci bene, la possibilità che ci viene offerta per interiorizzare ciò che ci viene comunicato. La ripetizione è rassicurante nella sua immutabilità, ma è soprattutto strumento per lasciare traccia in noi. E l’insistere sulla stessa traccia crea il solco in cui cade il seme dell’esperienza. Così la vita di nonna Antonietta è germogliata nei miei pensieri. E rimangono ancora dentro di me i segni della sua saggezza, figli di una lunga vita vissuta. Le parole che i nonni raccontano sono generosità. Sono desiderio di condividere l’aurora della loro vita con chi ha ancora molte albe da vedere. E così è bello e arricchente sedersi accanto a loro per osservare insieme il tramonto. E, per rimanere in tema, quando la sera, stanca, vado a dormire e mi accoccolo sotto le lenzuola, mi sento proprio bene e dico: “questo è il posto dove si sta meglio”. Così come diceva mia nonna.

Tiziana Benedetti

venerdì 24 gennaio 2014

Non sono la madre che tu ora vorresti

Foto Livio Biloslavo
Dopo una litigata, la madre di un diciassettenne così scrive:
Amore caro, non sono la madre che tu ora vorresti. Sono come sono, con i miei pregi e i miei difetti le mie conoscenze e le mie lacune ma con tanta volontà di fare del mio meglio come genitore.
Anche se sento che ora non ti importa nulla di me e dei miei sentimenti, volevo dirti che a me importa molto di te.
Desidero che tu sappia che lotterò con tutte le forze che ho e che non ho, per starti vicina in questo tribolato cammino che è l’adolescenza.
Credo in te e nelle tue tante potenzialità. Sono convinta di averti dato crescendoti, tante risorse attraverso l’insegnamento, con l’esempio e tutto ciò ti appartiene … anche se in questo momento ti stai un po’ cercando! Ti vorrei più gentile, più umile e meno istintivo non per formalismo, ma perché secondo me se ti mettessi qualche volta in dubbio scopriresti tanto di te che nascondi con la tua aggressività e arroganza.
Talvolta durante i nostri litigi dimentico che ci separano trent’anni di vita ed esperienza e di questo ti chiedo scusa. Volevo ricordarti che anche quando litighiamo il mio amore per te non è mai messo in discussione.
Tregua? Pace? Fino alla prossima discussione!


Mamma.